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FULVIO

Fulvio Pettinato, nato nel 1982, di origini siciliane. Fulvio non è un fotografo qualunque. Potremmo dire che fa parte di una specie in via d’estinzione, quella del fotografo di reportage d'emozione.
Per intenderci, è uno di quelli che non hanno paura di mettere in gioco la propria anima per raccontare storie “che valgono la pena di essere raccontate”, storie che parlano di solitudine, d'amore, di madri e figli, di uomini e donne che non cedono alle difficoltà. I suoi attori calcano un palcoscenico reale, recitano la verità senza quel velo scontato che incarta tante immagini dall'Africa. Non è facile avere uno stile quando si fanno fotografie che ritraggono un popolo che vive di un'evidente ingiustizia, in assenza del rispetto per i diritti umani, vittima di un'esistenza che si può chiamare in molti modi. Fulvio l'ha tradotta in poesia. I suoi bambini trovano tra il palmo della mano la foglia di tè che aprirà il sipario di domani, dipinti in un bianco e nero che sembra argento e brilla come quello sguardo che non esiste in natura se non in quella natura, in quel luogo dove il sole si specchia su sorrisi bianchi e tristi ma mai rassegnati. Sotto un cielo che guarda senza mai staccargli gli occhi di dosso, Fulvio fotografa a fior di pelle, saltando da un brivido ad una rima baciata, tra mani che pregano e un dio che forse non vede. Il senso della vita è in ogni suo scatto. Una declinazione delle emozioni, in un linguaggio universale. La fotografia diventa anima e si fa leggere come un libro. Un grande libro di viaggio, non solo nel lontano continente nero ma anche nella profondità interiore, fino ad arrivare alla luce.
Dal buio, alla luce - con gli iso del cuore.

Barbara Marin

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